11/07/11

ESPROPRIO DA 600MILA EURO, DE NUZZO: "NOI NON C'ENTRIAMO". A MARGINE, UNA REPLICA DOVUTA

ORIA - Riceviamo e pubblichiamo dall'assessore Luciano De Nuzzo a proposito della vexata quaestio esproprio da 600mila euro (a margine, una replica richiesta e dovuta, e.z.) :

[Scrivere per informare credo sia una cosa seria e dovuta; scrivere solo per fare notizia e destare allarme su problemi di grande spessore non va assolutamente bene .

Nell’articolo apparso sul blog “IL CONTROVENTO” in risposta ad un articolo inviato dal Sindaco Cosimo POMARICO (e rivisitato prima della pubblicazione sulla Gazzetta del Mezzogiorno) così si legge: “ A nostro avviso sindaco e assessore De Nuzzo farebbero bene a chiarire a chi si rivolgono con la frase nel precedente post: “Pertanto tutte le affermazioni sugli articoli di stampa di questi giorni sono ingannevoli e diffamanti”; e così continua: “ una domanda sorge spontanea: in tal modo forse i due intendono tirarsi fuori e infangare altri componenti dell’attuale Giunta?”
Mi preme far presente che non mi è noto a chi sto rispondendo poiché leggo “ a nostro parere” . Saranno forse i componenti della Redazione? o forse due blog? ma non è importante.
E’ opportuno però analizzare quello che scrivono o meglio quello che estrapolano e che presentano al lettore.
Per amore di verità e per dare esatta informazione è da evidenziare che il contenuto dello scritto del Sindaco era: “quello che è opportuno chiarire in maniera inequivocabile, che all'epoca in cui l'amministrazione avrebbe dovuto valutare l'opportunità della costituzione nel giudizio (febbraio 2005) sia Cosimo Pomarico che Luciano De Nuzzo non ne facevano ormai più parte sin dal mese di maggio 2003!; Pertanto tutte le affermazioni sugli articoli di stampa di questi giorni sono ingannevoli e diffamanti”.
Le affermazioni ingann
evoli e diffamanti si riferiscono quindi alle errate notizie che davano per scontata la presenza nella Giunta Moretto di Pomarico e De Nuzzo, notizie date per il tramite della Gazzetta del Mezzogiorno e del blog.
Ma alla luce del fatto che in terra vi sono vari San Tommaso, si dà una prova certa che quanto affermato dal Sindaco corrisponde al vero, allegando la “Revoca di assessore”, che in data 23 maggio 2003 fu inviata al sottoscritto dall’allora Sindaco Moretto.
Per concludere, rispondo “alla domanda che vi è nata spontanea” : Non ci si tira fuori per infangare altri componenti dell’attuale Giunta che il Sindaco ed il sottoscritto stimano e rispettano per l’alto senso di professionalità e serietà. Si precisa solo quanto espresso
nella narrativa che precede: Pomarico e De Nuzzo nel febbraio 2005 non facevano più parte dell’Amministrazione Moretto.
Dimenticavo, nell’articolo del Sindaco, chissà perché, è stata inserita una foto che evidenzia dei punti luce, delle frecce per far notare acqua e fogna. DI PIETRO direbbe “Che c’azzecca?”
Per chi non lo sapesse sono opere di altra Amministrazione Comunale.
Ma nella estemporaneità delle cose, “quod abundat non viziat.”
Con rispettosa stima,
Luciano DE NUZZO]

Replica richiesta e dovuta:

Questioni di tempo e connessi impegni improrogabili, per fortuna o purtroppo, questi giorni m’impediscono di aggiornare il Controvento e di interessarmi in prima persona, magari “faccia a faccia”, delle questioni di cui si fa tanto parlare e scrivere. In particolare, mi riferisco al debito “improvviso” di 600mila euro per un esproprio che, a dire del Tar, mica de La Gazzetta o di qualche altro blog, non sta né in Cielo né in Terra.
Il fatto principale è questo, dunque. Le responsabilità
politiche sono tutte da ricercare e dimostrare, come sempre. Ci penserà qualcun altro. Il sindaco Cosimo Pomarico e l’assessore Luciano De Nuzzo, e tutti gli altri, se ne chiamano fuori, e ci mancherebbe.
Ricapitolando. La giunta guidata dal sindaco Ardito, nel 1998, decide di espropriare d’urgenza i terreni di proprietà della signora Maria Giuseppa Proto tra via Tintoretto, Beato Angelico e Leonardo da Vinci per ragioni di pubblica utilità. Con il senno di poi, con tutto il rispetto per gli eccellenti artisti cui sono intitolate le vie, portando a compimento tutt’altro che un’opera d’arte.
Quella zona, però, era stata individuata già all’epoca come di espansione ai fini del redigendo Piano regolatore (poi diventato Pug, piano urbanistico generale), adottato dall’amministrazione di centrosinistra poco prima della fine del mandato. Prim’ancora che fosse adottato il Piano, a tutela del proprio interesse legittimo, la signora Proto presentò ricorso al Tar contro il provvedimento di esproprio.
Le elezioni del 2001 se le aggiudicò con una maggioranza “bulgara” il candidato sindaco del centrodestra Cosimino Moretto, che tra i primi atti dispose la revoca del Piano regolatore con la promessa che, modificato in meglio, sarebbe stato portato nuovamente in consiglio comunale entro sei mesi.
Questo, ed è storia nota, non accadde e il Pug rimane a tutt’oggi un miraggio nonostante siano trascorsi dieci anni. La mancata adozione del Pug che, per un motivo o per l’altro, attribuiva una notevole importanza ai terreni all’epoca espropriati avrà inciso sulla pronuncia del Tar, che non ha potuto saggiarne l’effettiva pubblica utilità e anche per questo si è espresso per l’illegittimità.
Poi la signora Proto, forte della sentenza del Tar, ha chiesto al Tribunale civile di quantificare i danni che, come una mazzata, sono arrivati con sentenza dell’aprile 2010: 600mila euro comprese le spese legali a carico del Comune.
La giunta nominata da Moretto comprendeva, tra gli altri, gli attuali sindaco Pomarico (vicesindaco) e assessore De Nuzzo, che rimasero in carica – come giustamente ricordano e sottolineano – fino al maggio 2003. C’erano o non c’erano quando quella giunta decise di revocare il Piano regolatore? Un’altra considerazione.
Oggi Pomarico e De Nuzzo, per di più a pochi giorni dall’insediamento, sono stati in grado di dire che il contenzioso comunale è eccessivo, comprendendo circa 500 cause, delle quali si saranno certamente fatti un’idea. Pomarico e De Nuzzo, nel 2001, avevano o non avevano fatto una ricognizione del contenzioso? Avrebbero o non avrebbero, in qualità di amministratori, potuto conoscere l’esistenza e l’importanza di quel procedimento di esproprio? Avrebbero o meno potuto esprimere un orientamento di massima circa il da farsi?
E dopo, sebbene passati all’opposizione, per il bene della comunità, avrebbero o meno potuto evidenziare il problema perché si potesse in qualche modo correre ai ripari? C’era ancora tempo, o non ce n’era affatto, per denunciare il pericolo quando, nel 2006, Pomarico entrò in consiglio comunale da candidato sindaco sconfitto in quota Mpa? I semplici consiglieri comunali in che modo devono fare opposizione se non portando a galla, sempre a patto che siano a loro conoscenza e sarebbe un bene che così fosse, questioni d’interesse collettivo?
Concordo con gli amici – tali sono e tali rimarranno, per quanto mi riguarda - Pomarico e De Nuzzo quando scrivono che informare “è una cosa seria e dovuta” e che “scrivere solo per fare notizia e destare allarme su problemi di grande spessore non va assolutamente bene”.
È per questo, oltre che per la stima che nutro nei rispettivi confronti - altrimenti controbattere sarebbe stato sprecato - che mi brigo di rispondere trovando un piccolo ritaglio di tempo. È per lo stesso motivo che non accetto che quanto scritto nei giorni scorsi – su La Gazzetta in primis – sia semplicisticamente etichettato come “ingannevole e diffamante”.
Io, per quieto vivere e rispetto, appunto, questa espressione l’avevo rimossa dal comunicato che avrebbe – a dire degli autori - dovuto fare chiarezza sulla vicenda, il cui nocciolo essenziale non mi ero risparmiato di pubblicare, fuor di polemica.
Un’ultima precisazione per fugare ogni curiosità (legittima, ci mancherebbe): tutto quanto apparso recentemente sul il Controvento è stato pubblicato dall’impagabile amico Franco Arpa dopo aver parlato con il sottoscritto, da cui ha avuto carta bianca e condivisione. Le frecce nell'immagine, che indicano luce, fogna, acquedotto e marciapiedi - a servire l'aperta campagna - indicano quella che si definisce una "cattedrale nel deserto", che ormai è lì e nessuno la sposta più a prescidere dalle responsabilità.

Cari saluti, presto spero si potrà parlare di questo e altro di persona, e un abbraccio.

Eliseo (il cognome me lo risparmio, a scanso di formalismi, titoli, annessi e connessi, tanto lo conoscete)


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