09/06/11

REFERENDUM, FILOTICO CITA GRAMSCI: "L'INDIFFERENZA È VIGLIACCHERIA"


ORIA - Riceviamo e pubblichiamo da Salvatore Filotico:

[Credo che in questo momento, nella vicenda del referendum sia opportuno ricordare a noi stessi ed a tutti i cittadini quanto, poco meno di un secolo fa, scriveva Antonio Gramsci.
Ciò che scriveva allora è ancora attuale, vivo, pulsante e riguarda la politica, l’etica, la coscienza di ciascuno di noi. Possiamo essere indifferenti ed assenti nel prendere una decisone fondamentale che ci riguarda e ci tocca da vicino, che tocca il futuro dei nostri figli e delle generazioni che verranno.
La questione energetica è cruciale per lo sviluppo, per l’occupazione e va affrontata con la prospettiva della ricerca e della innovazione. Non possiamo ancora pensare ad interessi egoistici, di parte, che mirano solo all’egoismo mettendo da parte la sostenibilità e lo sviluppo.
La questione idrica è una questione mondiale che tocca i diritti fondamentali di tutti gli uomini e la vita delle future generazioni. Può essere una questione sociale affidata solo alle leggi del mercato e del liberismo sociale che scaturisce dalla logica dell’homo homini lupus?”. Può esistere ancora oggi un capitalismo miope e becero che pretende di scaricare i costi del suo fallimento sulla collettività mantenendo per sé i guadagni senza alcuna forma di controllo da parte del Governo?
Ma soprattutto può essere messa da parte una questione etica e morale come l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge? Chi governa ha una funzione educativa, ha una funzione morale di guida per tutti i cittadini e deve pertanto essere cristallino nei suoi comportamenti e nelle sue azioni così come nell’uso delle parole che non sono neutre e come diceva Danilo Dolci possono “essere pietre”.

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti (11 febbraio 1917)".

Ecco allora l’attualità delle parole di Gramsci che suonano come un invito ad impegnarci per risolvere con il voto queste questioni e un richiamo ad essere cittadini attivi perché come diceva Don Milani: "sortirne insieme è la politica, sortirne da soli l’egoismo”.
La politica, cari amici, deve avere un fine, uno scopo ultimo a cui mirare: quello del benessere sociale e civile di tutti; occorre un fine “onesto e grande” che non presupponga null’altro che essere uomini, un fine condivisibile da tutti, cristiani, atei, cittadini di ogni fede politica.

Il fine è nella Costituzione stessa nei principi di eguaglianza, libertà e solidarietà; questi fini possono essere raggiunti con l’impegno e assunzione di responsabilità dei quali tutti noi nei partiti, nel sindacato, nella Chiesa nelle organizzazioni sociali e culturali , nella scuola dobbiamo farci carico.
Per queste stesse ragioni credo sia necessario domenica andare a votare e, nel rispetto della lbertà di ciascuno votare con quattro "sì". Comunque votare, perché è un diritto inalienabile ed un dovere come Cittadini

Oria 9 giugno 2011

Salvatore Filotico]

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