08/09/10

LA STRANA STORIA DEL CONSIGLIERE E DEL NIGERIANO


FRANCAVILLA – È una bella giornata di fine agosto a Francavilla. L'ora di pranzo, più o meno, quando in via Immacolata succede un fatto strano. La strana storia del consigliere comunale e del mendicante nigeriano, appunto. Benedetto Proto siede nelle massime assise sotto il simbolo del Pdl ed è noto per aver promosso e fatto approvare dalle assise le cosiddette ronde padane, che non sono mai entrate a regime. Friday Osaf, invece, è un ragazzo di colore, giunto in Italia dopo un interminabile viaggio della speranza dal Continente nero. Benedetto Proto si trova in via Immacolata per fare la spesa. Friday Osaf per chiedere l'elemosina ai passanti. I due si ritrovano l'uno di fronte all'altro davanti a un panificio. Così, Friday chiede un'offerta a Benedetto, che gliela nega e lo invita ad allontanarsi perché lì dà fastidio e non può starci. Quello che succede dopo non è ancora molto chiaro, ma una sentenza del tribunale dica che non è successo alcunché. Secondo il consigliere, il clochard gli si sarebbe scagliato contro minacciandolo addirittura con un coltello. Benedetto chiama i vigili e Friday, vedendo gli uomini in divisa, si divincola e comincia a correre. Non ha i documenti in regola e questo lo sa e, forse per sfuggire a identificazione ed espulsione, oppone resistenza all'arresto e finisce per ferire uno degli agenti, che alla fine riescono ad avere la meglio. Friday viene sbattuto in galera, dove resterà a marcire per dieci lunghissimi giorni. Nel frattempo in questa strana, triste storia spunta Alessandra, la titolare del panificio che smentisce la versione del consigliere e scagiona Osaf dalle accuse, a suo dire ingiuste. Trascorre qualche giorno di turbolenza e Benedetto, dai più tacciato di razzismo, si dice disposto ad aiutare Friday, che intanto si trova in carcere, a trovare un posto di lavoro. Ma non ritratta perché la sua versione risponde alla realtà dei fatti, continua a dire. Il giovane africano, ed è storia recente, finisce a processo per direttissima, come succede nei casi di arresto in flagranza di reato. In questi casi la colpevolezza è quasi presunta, specie se ti beccano per davvero con le mani nella marmellata. L'avvocato Giulio Marchetti, difensore d'ufficio di Osaf, chiede il rito abbreviato, convinto com'è dell'innocenza del suo assistito. E infatti, in aula il pm Beppe De Nozza, più che una requisitoria, effettua un'accorata arringa difensiva a favore di Friday bacchettando, di fatto, il consigliere. Alla fine stringerà finanche la mano di Friday, che ha chiesto asilo politico per motivi religiosi (si dichiara cattolico e in Nigeria la cosa non è vista di buon occhio), rassicurandolo che non è questa l'Italia, non va così. Intanto, Benedetto rassegna le dimissioni da consigliere, ma “congelandole”. Subordinandole, cioè, a un dibattito interno alla maggioranza. E non torna indietro sui suoi passi, perché ha raccontato la verità, insiste. Avvisa, poi, che potrebbe esserci stato un errore processuale e che la storia, la strana storia del consigliere e del nigeriano, appunto, non sarebbe finita qui. (Eliseo Zanzarelli)

[In foto, la testimone Alessandra Latartara, Friday Osaf, l'avvocato Giulio Marchetti]

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