ORIA – Il Comune, il Torneo e il morto dimenticato. Se un giorno qualcuno decidesse di scrivere un libro sulla drammatica vicenda di Mario De Nuzzo, ucciso a 17 anni da un vigile urbano poco prima della giostra medievale, il titolo potrebbe essere proprio questo. Quella storia, quella tristissima storia di 19 anni fa seguita da un ancor più triste “the show must go on” - il Torneo si svolse regolarmente con gli atleti a darsi battaglia e il pubblico festante sugli spalti del campo comunale - è stata ripescata dal dimenticatoio grazie a una recente idea di Franco Arpa, che il prossimo anno vorrebbe donare il palio per commemorare il ventennale di quel fosco 11 agosto. Giorno in cui diverse coscienze si tinsero di rosso, come il sangue di quell'adolescente raggiunto da un colpo di pistola mentre, assieme a diversi altri ragazzi della sua età, si trovava nei pressi del muretto di cinta, forse con l’intenzione di scavalcare per godersi gratis lo spettacolo. Il proposito di Arpa è apprezzabile, ma rischia di rimbalzare contro un muro di gomma amministrativo. Il placet della Pro Loco potrebbe inciampare nelle ragioni dell'oblio. Un oblio apparentemente inspiegabile, obiettivamente eccessivo: nel corso degli anni, dei 19 anni, mai una presenza istituzionale alle messe annuali in suffragio, mai un pacca sulla spalla o qualche semplice parola di conforto ai familiari per i quali – certe volte il tempo non cancella i ricordi, specie se cattivi – la ferita è ancora oggi lungi dall'essersi rimarginata. A tenerla aperta e sanguinante, quella ferita, c'è un processo. Sì, proprio così, un processo in cui si dibatte di soldi. Il Comune, infatti, era stato condannato in solido con il vigile dalla Corte d’Appello (che rideterminò l'ammontare fissato dal Goa presso il Tribunale di Brindisi in 320 milioni di lire) al risarcimento dei danni morali ai congiunti della vittima per una cifra pari a 200mila euro (oltre rivalutazione e interessi indicizzati a partire dall’11/8/1991), in sostanza 75mila euro a testa per il padre Salvatore e la madre Lucia e 50mila per il fratello Antonio. Nulla, ovviamente, in confronto alla perdita di un figlio, di un fratello nel fiore degli anni. Eppure, se le tesi dei difensori del Comune dovessero essere accolte, la famiglia De Nuzzo potrebbe rimanere con un pugno di mosche in mano. La Cassazione Civile, infatti, ha accolto parzialmente il ricorso del Comune rinviando la causa alla corte leccese perché approfondisca meglio una questione di cruciale importanza venale: se il vigile urbano, nello sparare contro Mario De Nuzzo, abbia agito - pur abusando del proprio potere - nell’interesse dell’ente (in virtù del cosiddetto rapporto d’immedesimazione organica, necessario perché sussista la responsabilità extracontrattuale della pubblica amministrazione) o piuttosto nel proprio esclusivo interesse, perseguendo cioè fini strettamente personali. La questione giuridica è sottile e delicata: nel primo caso, come ritenuto dalla Corte d’Appello, il Comune sarebbe obbligato in solido al risarcimento dei danni morali; nel secondo, non dovrebbe alcunché alla famiglia De Nuzzo. La tesi dei legali comunali è la seguente: qualche giorno prima del Torneo il vigile urbano avrebbe fermato Mario De Nuzzo a un posto di controllo “pizzicandolo” sullo scooter assieme a un secondo passeggero (all’epoca vietato) e ne sarebbe scaturito un acceso diverbio; diverbio che - sempre stando al contenuto del ricorso per Cassazione del Comune - sarebbe proseguito quel famigerato 11 agosto, prima del decisivo colpo esploso dalla pistola d’ordinanza. In sostanza, quindi, l’azione del Vigile sarebbe stata dettata da “risentimento” (è il termine che si legge negli atti) e non dal degenerare di una situazione legata ai compiti di servizio. La contesa è tuttora incardinata presso la corte leccese e, ove il Comune dovesse spuntarla, la famiglia De Nuzzo, oltre all’incommensurabile danno della perdita, potrebbe doversi accollare anche la beffa. In questo caso, infatti, il debito di 200mila euro ricadrebbe unicamente sul vigile urbano, la cui capacità di saldarlo per intero sarebbe tutta da dimostrare dopo 20 anni, la maggior parte dei quali trascorsi in carcere a seguito di pesante condanna per omicidio volontario. Ecco perché sarà difficile, o quantomeno contraddittorio, con buona pace di Franco Arpa, che il palio del prossimo anno possa commemorare la tragica scomparsa dell’allora 17enne Mario De Nuzzo. Alle motivazioni di cui sopra, si aggiunga che alcuni tra i dirigenti della Pro Loco di allora, gli stessi che optarono per “the show must go on” e che non hanno mai ricordato quel fatto per tutto questo tempo, sono ancora in sella all'associazione e ne guidano le sorti. Tra i componenti di diritto, vi è anche l'attuale sindaco, già nel 1991 impegnato in politica quale giovanissimo assessore nella giunta De Pace. Insomma, non resta che attendere il nuovo pronunciamento della Corte d'Appello, che di certo non arriverà prima delle amministrative del prossimo anno. Il placet o, più probabilmente, il “niet” alla proposta di Arpa potrebbe arrivare anche prima.
Il diritto, purtroppo, talvolta non marcia di pari passo con la morale. Ma la morale, dal canto suo, certe volte riesce a fare di peggio. Eliseo Zanzarelli
Il diritto, purtroppo, talvolta non marcia di pari passo con la morale. Ma la morale, dal canto suo, certe volte riesce a fare di peggio. Eliseo Zanzarelli
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