ORIA - Riporto pari pari dal blog di Giuseppe Vitale, giuseppevitale's blog, uno struggente racconto, molto personale ma molto bello. Non aggiungo altro e siate pronti a commuovervi:
[Quel pomeriggio di 12 anni fa, Lunedì 18 agosto 1997, dormivo. Ero molto stanco dopo aver lavorato sin da luglio come cameriere in un ristorante pizzeria a San Pietro in Bevagna, una località balneare in provincia di Taranto dove la tradizione popolare narra sia naufragato Pietro, il primo vicario di Cristo, durante il suo primo viaggio. Ero stanco morto perché quell’anno c’era stato un lungo ponte di ferragosto: da giovedì 14, vigilia di Ferragosto, a domenica 17 agosto. Perciò quel lunedì subito dopo aver pranzato mi buttai sul letto. Verso le 16 vidi, nel dormiveglia, mio fratello Mimmo che si faceva la doccia, che si cambiava mettendosi addosso maglietta e pantalone bianco. Poi il buio di nuovo per me per il mio profondo dormire. Interrotto, però, alle 18 circa dalla telefonata di Leonardo, il titolare della Primula Rossa, altra pizzeria a San Pietro dove mio fratello lavorava come pizzaiolo. Leonardo mi chiese come mai mio fratello, di solito puntualissimo, quel giorno non fosse ancora arrivato. Gli risposi che magari si era fermato a Manduria, comune intermedio tra Oria (dove vivo) e San Pietro, o da qualche altra parte ma che di sicuro da lì a breve sarebbe arrivato. Provai anche a chiamarlo mio fratello sul Timmy, il suo secondo cellulare dopo un e-tacs usato, ma risultava spento. Non ci pensai più e mi ricordai che sarei dovuto andare al funerale della madre di un mio conoscente. Ma ormai era tardi. Così decisi di andarlo a trovare a casa. Mentre gli davo le condoglianze davanti alla sua abitazione suo zio mi riferì di un incidente stradale mortale sulla strada per Manduria che aveva coinvolto una Fiat Croma (la macchina che mio fratello ed io avevamo comprato).
Tornai subito a casa (glissando le domande di mia madre su dove fosse mio fratello) e mi recai con degli amici di mio fratello sul posto quando erano le 19. A due ore dall’incidente né i carabinieri né nessun altro mi aveva avvisato dell’accaduto sebbene fosse successo a tre chilometri fuori dall’abitato. La Croma era una scatola rotta e accartocciata di lamiere sul palo della luce mentre lì accanto c’era un tir riverso su un fianco con tutto il suo carico di barbabietole da zucchero. Il maresciallo dei carabinieri, ancora oggi al suo posto nella locale caserma (che Dio un giorno l’abbia in gloria per la sua inettitudine e indifferenza) mi disse che mio fratello era stato condotto a Francavilla Fontana: un piccolo vicino ospedale e quindi pensai che se la fosse cavata con poco perché altrimenti lo avrebbero portato in altri ospedali più attrezzati. Pensai. Arrivato al pronto soccorso chiesi notizie di mio fratello. Mi dissero che era morto e mi diedero un sacco nero di plastica con dentro il suo timmy, le sue scarpe da ginnastica, i pantaloni e la maglietta bianca di riserva che si portava al lavoro. Che Dio abbia in gloria un giorno anche questi medici e infermieri per la (in)capacità di comunicazione e per la loro (in)umanità.
Dopo qualche momento di disperazione una strana pace mi giunse, complice il più struggente dei tramonti che io ho mai visto in vita mia calare sulla cupola e la città di Francavilla. “E ora chi glielo dice a mia madre” pensai. Perché fui subito sicuro che mio fratello, ovunque si trovasse, stesse bene. Era troppo in gamba per non sapersela cavare in ogni situazione e non l’ho mai sentito accanto come in quel momento e nei giorni successivi. All’improvviso da mio fratello minore (3 anni e 3 mesi la nostra differenza di età) diventò mio fratello maggiore. Ricordo infatti come nei mesi e negli anni precedenti avesse cercato la mia presenza di fratello più grande per aiutarlo a districarsi nella sua difficile convivenza con una ragazza che lo aveva martoriato non poco, negandogli anche con un aborto un figlio che avevano concepito insieme e che mio fratello avrebbe voluto. E’ una storia triste questa, lo so. Per la verità non so neanche come sono finito a scrivere queste cose, mi ero preparato tutt’altra scaletta per parlare di Mimmo. Forse sarà stato l’oblìo in cui è caduto in questi 12 anni (dimenticato dai più non perché non fosse generoso, anzi, ma magari perché non era un presidente della repubblica come Francesco Cossiga o un personaggio del grande fratello come Pietro Taricone), complice magari il fatto che io suo fratello non sono stato capace di ricordarlo gran ché, a parte un video che ho caricato su youtube. Ma oggi come 12 anni fa sento ancora la sua presenza di fratello ormai maggiore.
Infatti ovunque egli sia in questo momento, se in uno spazio-tempo parallelo o fuori dallo spazio-tempo, deve sapere che lo ringrazio per questo come lo ringrazio perché quando facevamo a botte faceva finta di prenderle facendomi così sentire più forte di lui, come lo ringrazio di essere riuscito a cavarsela da solo quando venne a Roma a fare il Vam d’onore all’altare della patria perché il 90% dei soldi della famiglia finivano a me che ero studente, anche grazie alle sue insistenze perché accadesse proprio ciò. Sappia anche che comunque mi sono messo a cercarlo perché ho ancora bisogno di lui.]
2 commenti:
Grazie Eliseo.
Figurati, Giuseppe.
Quando vuoi, noi siamo qua e questo è uno spazio aperto.
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