ORIA – Riportiamo dal quotidiano online www.brindisireport.it un articolo di Sonia Gioia sull'omicidio dell'infermiere in pensione Mario Nania, ucciso perché disturbava con una motosega il sonno del vicino di fondo:
[Ucciso perchè disturbava con la motosega: “Per Nania fu mortale un pugno”di Sonia Gioia
Gli esiti della autopsia confermano le prime ipotesi degli inquirenti: il 58enne Mario Nania fu ucciso verosimilmente da un pugno. L’omicidio avvenne il dieci aprile scorso a Oria, in contrada Pasquini. I presunti assassini, Michele Carbone (50 anni) e il figlio Francesco (19 anni), sono ancora in carcere con l’accusa di omicidio volontario: il padre fu il primo ad aggredire il vicino che lo disturbava mentre dormiva coi rumori di una motosega, adoperata per la potatura di un uliveto. Il giovane Carbone intervenne in difesa del padre per poi, accortosi dell’orrore commesso, fuggire. Latitanza che non durò più di qualche giorno.
La perizia disposta dal pm Milto De Nozza, affidata ai medici legali Antonio Carusi e Roberto Vaglio, è stata depositata nei giorni scorsi. La relazione dei due consulenti ha acclarato che il povero dipendente della Asl, in pensione da appena due mesi, morì a causa di un trauma cranico. L’ipotesi che possa essere morto a causa di un pugno, sorge sulla base del fatto che il cranio non presenta lesioni esterne particolari, come quelle che possono essere provocate da un corpo contundente, una pietra o un bastone. L’ipotesi suppletiva, se dovesse essere confermata la ricostruzione dei carabinieri che indagano sul caso, è che a sferrare il colpo mortale possa essere stato il giovane Carbone. Il ragazzo aveva tentato sulle prime di sedare la lite scatenata dal padre, fino a quando si accorse che la vittima brandiva un bastone per difendersi dall’aggressione. Nel timore che lo scontro potesse degenerare a danno del padre, intervenne violentemente, con tutto quel che ne è conseguito. L’ipotesi formulata dagli inquirenti a carico dei due indagati è di omicidio volontario, mentre per la difesa dei legali Raffaele Pesce e Ladislao Massari, si è trattato di omicidio preterintenzionale, vero dunque che padre e figlio aggredirono violentemente la povera vittima, con l’intento di far male sì, ma non di uccidere.
Fatto di sangue che ancora rapprende d’orrore la piccola comunità oritana. Non solo per il temperamento mite e sempre cordiale di Mario Nania, ma anche per la banalità dell’episodio scatenante. Il presunto assassino dormiva e il vicino potava gli alberi con una motosega. Svegliato dai rumori dell’ attrezzo, uccise il confinante. I prodromi della tragedia, sono tutti qui. Accadde nel primo pomeriggio del 10 aprile, intorno alle 14,30 a Oria, in contrada Pasquini, direzione Manduria. Prima dell’ esplosione di rabbia degenerata in tragedia, i rapporti fra i due erano tesi ma non violenti. La discussione nacque mentre il giovane Carbone chiacchierava tranquillo con il vicino e con gli operai che eseguivano i lavori di potatura insieme alla vittima. L’ improvvisa comparsa del padre, che riposava in casa, colse tutti di sorpresa. Uscì sbraitando, aggredendo verbalmente il vicino, passando presto dalle parole ai pugni, fino all’ aggressione a colpi di bastone. Il ragazzo intervenne d’ istinto nella lite, prendendo le difese del padre.
All’ aggressione assistettero impotenti due operai, che tentarono invano di sottrarre la vittima dalle grinfie di padre e figlio, denunciandoli ai carabinieri che arrestarono Carbone dopo poche ore. La vittima morì dopo dieci ore di agonia].
(in foto, Francesco Carbone, Michele Carbone, Mario Nania)
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