22/02/11

È PROPRIO CAMPAGNA ELETTORALE


ORIA – Le aspettavamo con ansia mista a timore e speranza. Speranza che non arrivassero. E, invece, puntuali, sono arrivate. Cosa? Le promesse di lavoro. Pre-elettorali, da consolidata tradizione. Il refrain è più o meno questo: “Tu mi voti, io dopo le elezioni: se sei disoccupato, ti trovo un lavoro; se un lavoro già ce l’hai, te ne offro uno migliore o, al limite, ti faccio lavorare per il Comune”. Addirittura. Quanta grazia. Insomma, siamo alle solite, alle cattive solite. La cosa peggiore, però, è che qualcuno continua a crederci o, quantomeno, a illudersi che davvero di questi tempi i posti di lavoro possano spuntare come funghi nel sottobosco della campagna elettorale. In molti lo ricorderanno: nel 2006 all’orizzonte si schiudevano le capienti porte del nuovo, maestoso mattatoio comunale (che tuttora marcisce lungo la strada per Torre). Fate domanda, c’è posto, si diceva. C’erano pure altre magnifiche prospettive: lo spostamento dei magazzini ortofrutticoli presso l’ex polveriera avrebbe portato prosperità e occupazione. C’era poi lo Iat per giovani aspiranti guide turistiche…E tante altre belle opportunità al solo costo di un voto o, meglio, di un pacchetto di voti (preferibilmente quelli di un intero e numeroso nucleo familiare). Oggi, invece, sul piatto delle superofferte c’è la struttura di ricovero e assistenza per anziani presso l’ex ospedale Martini. Fate domanda, c’è posto, si dice. Ma non dimenticate, prima, di mettere la crocetta sul simbolo X e di votare per il consigliere Y. La gente, dopo anni e anni di prese in giro - con le ditte e gli artigiani che hanno effettivamente lavorato per il Comune che lamentano pagamenti minimo a 90 giorni - dovrebbe ormai sapere di che pasta (frolla) sono fatte queste promesse. Sia ben chiaro, da chiunque esse provengano. Il problema è che la gente avrebbe già dovuto esser stufa nel 2006, come nel 2001 e via via a ritroso. Attenzione, però: non ci sono soltanto false promesse elettorali per posti di lavoro o prebende assortite. Ci sono pure i favori già dispensati che, quando sarà il momento di votare, da buoni nodi dovranno tornare al pettine. O, se si preferisce, far tornare i conti sul pallottoliere delle preferenze. Quale pallottoliere? Il pallottoliere in questione spesso è rappresentato da un’agendina (le danno in dotazione a chi si candida?) tra le pagine della quale il candidato rampante (sindaco, consigliere o finanche assessore in pectore, scrittura privata alle mani) tiene ben presente a se stesso e ai suoi interlocutori la contabilità del dare/avere: cortesie evase, da evadere, promesse da fare, numero dei voti da ricevere. O qualcosa del genere. Do ut des, avrebbero sintetizzato nell’antica Roma. Sembra fiction, ahinoi è la realtà che, ogni tanto, come in questo caso, qualcuno conscio di come davvero vadano queste cose ha deciso di confidare dopo esperienza diretta. Noi a questo qualcuno, di cui come promesso non faremo il nome nemmeno sotto tortura, vogliamo credere. Così come speriamo che, al pari di questo qualcuno, siano in molti – nel segreto della cabina elettorale o, meglio, ancora prima – a decidere di non crederci più. Di non abboccare all’amo pre-elettorale. L’esca è fasulla, i pesci sono avvisati. I pescatori anche. (Eliseo Zanzarelli)

0 commenti:

Archivio dei post

Condividi

Twitter Delicious Facebook Digg Stumbleupon Favorites More