09/02/11

I POLITICI SENZA LE TESSERE E LE TESSERE SENZA I POLITICI


ORIA - Quesito del giorno. Quanti dei protagonisti della scena politica locale custodiscono per davvero nel portafogli la tessera di questo o quel partito cui professano di appartenere? Risposta: pochissimi. Ergo, a decidere per questo o quel partito sono spesso personaggi, i protagonisti di cui sopra, formalmente estranei a questo o quel partito e non la cosiddetta base, chi la tessera ce l'ha o addirittura in questo o quel partito crede per davvero. I politici senza le tessere e le tessere senza i politici. Ciò accade tanto a destra quanto al centro quanto a sinistra. Molti la tessera la fanno e propongono anche agli altri di farla solo quando c'è aria di congresso e bisogna contarsi per decidere chi guiderà questo o quel partito. Qualche caso è eclatante e altamente significativo: spesso i responsabili del tesseramento di questo o quel partito sono a propria volta privi di tessera. Qual è o potrebbe essere la spiegazione al fenomeno? Difficile dirlo con esattezza, ma azzardare ipotesi, alla luce delle esperienze, certamente si può. Questione di soldi, le tessere sono care? No, è improbabile. Le tessere non sono poi tanto care, costano più o meno quanto le quote d'iscrizione ai Caf. Il fatto di non avere la tessera, però, se sei un politico in moto perpetuo (che non disdegna cambiare simbolo a seconda dei tempi e delle opportunità, come ce ne sono molti dalle nostre parti), ti lascia ben libero di agire e, soprattutto, la possibilità di dire: "Io nel Pdl, Pd, Udc, ecc.? Ma se non ho mai fatto la tessera!". Così è possibile trattare con disinvoltura a destra, centro e manca in caso di mala tempora. D'altra parte, a livello locale, a che servono le ideologie? Qualche esempio, come al solito, non guasta. Prendiamo l'ultima amministrazione: 2006, un blocco neodemocristiano (Udc) che un altro po' nemmeno in Sicilia ai tempi di Totò Cuffaro, capeggiato dal candidato sindaco Cosimo Ferretti, vince le elezioni e invade palazzo di città. In consiglio di costituisce il gruppo Udc. Quanti dei consiglieri eletti avevano la tessera scudocrociata? Nessuno, sindaco compreso. Infatti, dopo qualche tempo, l'allora Udc scomparve dal consiglio comunale, soppiantata dal Popolo della libertà cui Ferretti e i suoi avevano deciso di avvicinarsi. Questione di tempi e di opportunità, come la candidatura di Pino Carbone alle regionali nella lista La Puglia prima di tutto. Prima che però gli ex udiccini si dichiarassero del Pdl, la stessa mossa era stata compiuta da cinque altri consiglieri eletti con la maggioranza e non (An, Fi, Impegno sociale, Udc, Mpa) i quali si affrettarono a incontrare l'allora commissario (oggi coordinatore) provinciale Pdl Luigi Vitali e a decidere la strategia da seguire: opposizione a Ferretti. Come noto, dopo minacce di denunce alla corte dei conti e critiche feroci, Vitali e Ferretti fecero pace. Nel frattempo, però, i cinque consiglieri che prima cercavano asilo nel Pdl, e che Vitali aveva accolto a braccia aperte, si fiondano in una nuova avventura: nel centrosinistra, per Massimo Ferrarese presidente della Provincia. Questione di tempi e di opportunità. Dal Pdl a Noi centro, a braccetto con Udc e Pd. Ora sostengono a candidato sindaco di centrosinistra Cosimo Pomarico (ex Fi, ex Mpa, ex Pdl) assieme a Sinistra ecologia e libertà, Partito democratico, Io Sud, Tommaso Carone (ex Pd) con la sua lista e chi più ne ha più ne metta. Todos caballeros. Con tessera o senza? La seconda, of course. Questione di tempi e di opportunità.
(Eliseo Zanzarelli)

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