ORIA - L'invidia – piaccia o no - è un sentimento. Con due accezioni, secondo il dizionario Sabatini Coletti – Corriere della Sera (è possibile consultarlo direttamente da ilControvento.it, colonna destra). La prima è negativa: sentimento astioso che una persona ha verso gli altri, e spec. verso ciò che reputa il loro pregio o le loro fortune (morire d'invidia; rodersi dall'invidia). La seconda è positiva: sentimento sincero di ammirazione (ha una resistenza da fare invidia; persona o cosa che desta ammirazione: ha una casa che è l'invidia di tutti). Per la dottrina cattolica, inoltre, l'invidia è uno dei sette peccati capitali.
Questa breve premessa prima di qualche considerazione che mi sono trovato a fare oggi, dopo essere stato a parlare con della gente in un bar davanti a cornetto e cappuccino. Come va, come non va, c'è crisi, bisogna stringere la cinghia e fare sacrifici e così via. Gira e rigira, ci si è ritrovati a discutere – figurarsi - di politica, nel bene e soprattutto nel male. In fondo, me lo aspettavo. Oddio, dire che si sia parlato di politica è un po' generalizzare. Più che altro si è discusso di politici o presunti tali, insomma comunque di elezioni, che ormai sono dietro l'angolo con tutto ciò che il caso comporta.
Il perché della premessa è presto spiegato: molti dei temi a proposito di questo e quel candidato, di questo e quel partito o movimento politico, mi sono sembrati un filo mossi dall'invidia, che spesso procede di pari passo (e fa pure rima) con la perfidia.
Dire che non voterai Tizio perché s'è fatto la macchina nuova dopo essere stato eletto con i tuoi voti – mi consentirai - pare pura espressione d'invidia; magari sarebbe più comprensibile dicessi, invece, che non voterai Tizio perché è un incapace, bada ai fatti suoi, non pensa ai problemi della gente e della città, ecc.
Dire che non voterai Caio perché, anziché entrare in questo o quel partito, s'è fatto un movimento tutto suo per scattare consigliere comunale, senza aggiungere alcun'altra ipotetica argomentazione valida, mi pare altrettanto pura espressione d'invidia.
Dire di Sempronio che è un furbacchione, sempre senza ulteriormente argomentare, che si sta facendo pubblicità giocando sul populismo e le trovate pubblicitarie ecc. ecc., mi pare sempre un tantino invidioso.
Dire che Tizio e Caio sono troppo in là con l'età, quindi non li voti, che Sempronio invece non è esageratamente vecchio ma è inesperto, quindi non lo voti, mi pare un po' inconsistente e forse pure in questo caso frutto d'invidia perché tu sei giovane e non ti candidi perché pensi di non farcela a conquistare il consenso che serve per essere eletto.
Questo, per riportare soltanto alcune delle “tesi” che mi è toccato ascoltare e ribattere, al di là di quale tra i candidati fosse oggetto di sterile critica, stamattina al bar, davanti a cappuccino e cornetto più amari di come li ricordavo (anche se, almeno, gentilmente offerti).
Come evidente, non avevo per nulla in mente la seconda delle accezioni d'invidia (quella in positivo), solo la prima e quella cattolica: come tanti, forse tutti, avrò mille difetti, ma non sono invidioso, sarà per questo che gli invidiosi proprio non li sopporto e mi pare di “annusarli” già a miglia di distanza. Quando riesco, me ne tengo lontano. Data la facilità con cui proliferano, è difficile, però.
Questa breve premessa prima di qualche considerazione che mi sono trovato a fare oggi, dopo essere stato a parlare con della gente in un bar davanti a cornetto e cappuccino. Come va, come non va, c'è crisi, bisogna stringere la cinghia e fare sacrifici e così via. Gira e rigira, ci si è ritrovati a discutere – figurarsi - di politica, nel bene e soprattutto nel male. In fondo, me lo aspettavo. Oddio, dire che si sia parlato di politica è un po' generalizzare. Più che altro si è discusso di politici o presunti tali, insomma comunque di elezioni, che ormai sono dietro l'angolo con tutto ciò che il caso comporta.
Il perché della premessa è presto spiegato: molti dei temi a proposito di questo e quel candidato, di questo e quel partito o movimento politico, mi sono sembrati un filo mossi dall'invidia, che spesso procede di pari passo (e fa pure rima) con la perfidia.
Dire che non voterai Tizio perché s'è fatto la macchina nuova dopo essere stato eletto con i tuoi voti – mi consentirai - pare pura espressione d'invidia; magari sarebbe più comprensibile dicessi, invece, che non voterai Tizio perché è un incapace, bada ai fatti suoi, non pensa ai problemi della gente e della città, ecc.
Dire che non voterai Caio perché, anziché entrare in questo o quel partito, s'è fatto un movimento tutto suo per scattare consigliere comunale, senza aggiungere alcun'altra ipotetica argomentazione valida, mi pare altrettanto pura espressione d'invidia.
Dire di Sempronio che è un furbacchione, sempre senza ulteriormente argomentare, che si sta facendo pubblicità giocando sul populismo e le trovate pubblicitarie ecc. ecc., mi pare sempre un tantino invidioso.
Dire che Tizio e Caio sono troppo in là con l'età, quindi non li voti, che Sempronio invece non è esageratamente vecchio ma è inesperto, quindi non lo voti, mi pare un po' inconsistente e forse pure in questo caso frutto d'invidia perché tu sei giovane e non ti candidi perché pensi di non farcela a conquistare il consenso che serve per essere eletto.
Questo, per riportare soltanto alcune delle “tesi” che mi è toccato ascoltare e ribattere, al di là di quale tra i candidati fosse oggetto di sterile critica, stamattina al bar, davanti a cappuccino e cornetto più amari di come li ricordavo (anche se, almeno, gentilmente offerti).
Come evidente, non avevo per nulla in mente la seconda delle accezioni d'invidia (quella in positivo), solo la prima e quella cattolica: come tanti, forse tutti, avrò mille difetti, ma non sono invidioso, sarà per questo che gli invidiosi proprio non li sopporto e mi pare di “annusarli” già a miglia di distanza. Quando riesco, me ne tengo lontano. Data la facilità con cui proliferano, è difficile, però.
Eliseo Zanzarelli
L'immagine. Il dipinto "La Calunnia del Botticelli": La scena si legge da destra di chi guarda: sul trono, re Mida affiancato da due figure femminili (Sospetto e Ignoranza); in piedi, davanti al re, vestito di stracci, il Livore stringe il polso della Calunnia che trascina, del tutto indifferente, la propria vittima; Invidia e Frode le ornano i capelli. Alla loro sinistra, una vecchia, simbolo della Penitenza, rivolta verso la Verità, che è nuda.
2 commenti:
Invidia: è lo spirito che accompagna da sempre noi oritani e che impedisce a Oria di progredire (basti vedere le idee imprenditoriali, pardòn, commerciali) mosse dal perenne tentativo di sottrarre il cliente a Tizio o a Caio (una guerra tra poveri). Perchè diciamocelo: la Città, bella o brutta, la fa chi ci vive e opera (me compreso). Potrei scomodare Aristotele e la sua "agorà" ma il discorso sarebbe troppo lungo.
La parola Invidia ha in sè una connotazione negativa in quanto impedisce di dare visibilità alle qualità altrui mettendone in risalto gli aspetti negativi.
In sostanza si tratta di mancanza di reciprocità.
Quando manca la reciprocità (intesa come possibilità di donare agli altri ed accettare qualcosa che gli altri portano in dono)viene a mancare uno dei fondamenti per la solidarietà.
Viene a mancare, infatti, la possibilità di aprirsi agli altri ed arricchire il proprio spirito ed il proprio animo di qualcosa o di qualche idea.
"sortirne insieme è la politica...... sortirne da soli l'egoismo" affermavano un po' di anni fa Don Lorenzo Milani ed i ragazzi di Barbiana : volevano con quelle parole riaffermare un principio : che il fine ultimo della politica e dell'uomo è sociale , collettivo:è il benessere della Comunità.
Ecco, io penso che il malessere sociale e la crisi non abbiano radici solo economiche dovute alla globalizzazione ( non tutto può essere ridotto a fattori economici) ci sono ragioni etiche e morali che trovano il fondamento nel liberismo spinto e nel primato dell'"io", sul " noi".
Occorre tornare a politiche solidaristiche ed ad educare alla cooperazione. Ciò che ,oggi la scuola ha perso, grazie alle scellerate scelte della "signora" Gelmini. Oggi non si EDUCA ma si ISTRUISCE. Per educare occorre l'esempio ed occorrono metodi e tecniche non è sufficiente riempire le teste di nozioni che sono aderenti al contesto di vita dei ragazzi.
Ma, detto questo, occorre anche che la scuola, la famiglia, la Chiesa, La Politica cerchino di applicare il vecchio principio di Voltaire: "Io non condivido le tue idee ma mi batterò sempre affinchè tu possa esprimerle".
occorre sempre prendere posizione chiaramente ,per non ripetere Ponzio Pilato e far condannare Gesù :ad esempio l'amico Jocker dice parole sacrosante e condivisibili ma perchè dirle nell'anonimato e non prendere posizione apertamente?
Salvatore Filotico
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