31/03/11

PROFUGHI, LA SINTESI DEL QUINTO GIORNO

ORIA – Giornata interlocutoria e piuttosto tranquilla, oggi al campo profughi lungo la provinciale per Manduria. Potrebbe non essere così domani, quando arriveranno almeno altri 1.700 nordafricani. Qualcuno degli addetti ai lavori parla addirittura di 2.300. Giornata tranquilla in tendopoli anche perché la maggior parte degli ospiti che vi era arrivata nei giorni scorsi è ormai fuori. Fuori dal campo, ma soprattutto fuori da Oria. Circolavano delle indiscrezioni, che non abbiamo potuto verificare perché è stato negato l’accesso ai giornalisti, per le quali all’interno del Cai (centro accoglienza e identificazione) sarebbero rimaste tra le 200 e le 300 persone. La restante parte è per le strade di Oria ma più probabilmente in treno, destinazione Ventimiglia, al confine con la Francia. Là, a quanto si apprende, la polizia transalpina fa blocco e rispedisce al mittente i disperati. Continuano a protestare, gli oritani o almeno parte di essi. È di oggi una provocazione di Angelo Lippolis, portavoce del comitato che nei giorni scorsi ha promosso le manifestazioni pubbliche sull’emergenza: “Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi diventi socio al 50 per cento della mia azienda, ci costruisca un campo da gol e magari pure un casinò. Qui da me ci sono molti alberi di ulivo, ogni oritano che si rispetti ne possiede almeno uno. C’è pure una dependance che io riservo agli amici che vengono a trovarmi da fuori. Lui potrebbe benissimo organizzarci il ‘bunga bunga’. Gli offro su un piatto d’argento questa possibilità di sentirsi anche un po’ oritano, oltre che lampedusano. Sia chiaro, non ci voglio speculare: potrebbe rientrare dall’investimento con i profitti dell’azienda stessa che già senza campo da golf e casinò è ben avviata”. È di oggi pure un’altra novità. Questa mattina il candidato sindaco di centrodestra Pino Carbone l’ha buttata lì: “I candidati sindaco alle prossime amministrative ritirino tutti le candidature per protesta contro il campo profughi”. L’idea pare gli fosse venuta ieri sera, mentre era a cena all’Orchidea, ora Villaggio Malibù, con i frequentatori del Centro anziani. Fatto sta che l’ipotesi è tramontata nel giro di poche ore. Gli avversari non l’hanno accolta di buon grado. Il candidato del centrosinistra Mimino Pomarico ha fatto sapere che non è la sua parte politica ad aver fallito nella gestione dell’affaire campo profughi, quindi non si ritira. Il candidato della Lista Pilu Franco Arpa, invece, motiva così il rifiuto della proposta: “Primo. Quelli che hanno portato qui il campo profughi non siamo noi, ma i politici tradizionali, da cui abbiamo preso le distanze proponendoci come alternativa. Secondo. Credo che la proroga della gestione commissariale non gioverebbe ad Oria, dato che ci sono molti problemi da risolvere nell’immediato. Terzo. Al massimo siano i cittadini a protestare disertando le urne a maggio”. Oggi, però, oltre che di polemiche, è stata una giornata di solidarietà: diversi cittadini di Oria e Manduria sono stati al campo profughi non per protestare, ma per portarci cibo, acqua e indumenti. Peccato che gli operatori li abbiano dovuti cacciare indietro, dal momento che a quanto pare anche per portare aiuti umanitari c’è da rispettare un preciso protocollo: ci si deve rivolgere agli organismi accreditati e conferire loro il materiale. La burocrazia non risparmia neppure l’emergenza. Intanto, Lorenza Conte e Leonzio Patisso, per il tramite dell’avvocato Pasquale Fistetti hanno denunciato alla procura della Repubblica di Taranto nientemeno che il ministro dell’Interno Roberto Maroni e tutti coloro che con lui si sono assunti la responsabilità di far sorgere la tendopoli presso l’ex aeroporto militare di Manduria. Facendo ciò, si apprende, potrebbero aver violato non una, ma ben due normative: il piano paesaggistico regionale, che vieta la distruzione della “macchia mediterranea” (che copiosa nel campo dell’aviazione prima che entrassero in azione le ruspe dei vigili del fuoco) e il piano d’assetto idrogeologico, che considera l’area del Cai ad alto rischio.
Eliseo Zanzarelli


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