20/04/11

I TUNISINI VIA ENTRO QUESTA SETTIMANA


ORIA. La tendopoli sarà smantellata entro questa settimana, prima della Pasqua. Gli ospiti del centro d’accoglienza e identificazione diminuiscono – il numero si attesta ora sui 1.290 - man mano che i funzionari dell’Ufficio immigrazione distribuiscono i permessi di soggiorno temporanei coniati dalla Zecca dello Stato. Quanti e quando è direttamente il ministero a stabilirlo. La scorsa notte sono partiti per alcuni centri di accoglienza secondaria del Centro Italia circa 120 nordafricani già in possesso dei documenti per non essere clandestini. Liberi di partire e di scegliere se rimanere qui o tentare la fortuna con destinazione la Francia – dove la frontiera è chiusa – o altri Paesi d’Europa. Il destino del Cai presso l’ex aeroporto militare di Manduria, nel frattempo, non è ancora ben chiaro: dopo lo sgombero cesserà di esistere o, piuttosto, sarà convertito in un'altra tipologia di struttura a carattere permanente? Quesito al quale, per il momento, nessuno è in grado di rispondere. Ciò che è certo è che nelle ultime ore c’è stata un’accelerazione piuttosto brusca per evacuare il campo profughi il prima possibile. Il paradosso è che, nonostante le pratiche burocratiche procedano in maniera spedita, qualcuno degli ospiti potrebbe dover abbandonare il centro prim’ancora di ottenere il permesso o comunque malvolentieri. È il caso, per esempio, di Amadi, prezioso mediatore culturale, cui è stato assicurato un permesso di soggiorno prolungato (durata cinque anni) per potersi ricongiungere a suo figlio, che vive a Genova. Per lui si può parlare di meriti acquisiti direttamente sul campo, e mai espressione potrebbe essere più calzante. C’è un problema, però. Il rilascio del permesso di soggiorno di Amadi richiede più tempo di quelli temporanei, ma Amadi, che per ora non ha una casa e un lavoro, finché aspetta dove mangerà e dormirà?
Più o meno in condizioni di questo tipo si trova buona parte dei “fortunati” che hanno già ottenuto i 250 permessi temporanei nella giornata di ieri. Dopo il disbrigo delle formalità nei container della questura, è stato chiesto loro se avessero un posto in cui stare e un lavoro. Quasi tutti, ovviamente, hanno risposto che no, non ce l’hanno ancora una casa e un lavoro. Così sono stati caricati a bordo di due pullman granturismo e, in qualche caso nel cuore della notte, sono partiti in direzione dei centri di accoglienza secondaria dislocati perlopiù nel Centro Italia, dove potranno rimanere “parcheggiati” ancora per un po’. C’è qualcuno che avrebbe preferito rimanere qui perché gli è stato promesso un lavoro in campagna, ma a giugno. È il caso di Abdi, che infatti aveva chiesto di restare almeno finché non avrà la certezza che, partendo per la Francia, nessuno lo respingerà alla frontiera. Per lui, come per tanti altri nella sua stessa condizione, però, non c’è stato verso: intanto partite, poi si vedrà, è stato il diktat. La conferma proviene dallo stesso Abdi, raggiunto sul cellulare mentre è in viaggio per Milano: “Ora andiamo per forza in questo nuovo centro, poi possiamo fare quello che vogliamo, così ci hanno detto. Io appena posso riparto e torno a Oria, dove mi è stato offerto un lavoro per l’estate, metto un po’ di soldi da parte e poi vado in Francia”. Per la serie: forse si stava meglio quando si stava peggio.

Eliseo Zanzarelli

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