05/04/11

PROFUGHI, IL RACKET DEI "PASSAGGI"


ORIA. Il racket dei “passaggi” ai migranti, fenomeno tanto triste quanto purtroppo reale, sbarca anche a Oria. La denuncia proviene da alcuni ragazzi, dei quali per ovvie ragioni non faremo i nomi, che nei giorni scorsi erano al presidio umanitario presso il piazzale della stazione. “Qualcuno ha preso 100 euro per accompagnare da Manduria ad Oria due tunisini”, è il grido d’allarme che lanciano. Cinquanta euro a persona e il gioco è fatto. La notizia è inquietante, più o meno come quella delle ronde per catturare i fuggitivi, ma non sorprende affatto. Già negli anni Novanta episodi di questo tipo si verificarono quando in fuga dal Paese d’origine erano gli albanesi.
Questi sorta di “tassisti” della disperazione, pronti a sfruttare l’occasione per mettere in tasca un po’ di soldi facili facili, avrebbero persino un tariffario: mediamente, chiedono 100 euro a persona per Bari; la cifra scende a 50 per Taranto; per Francavilla ne bastano 20, con lo “sconto comitiva” anche 10; qualcuno addirittura, come denunciato dai volontari, chiede persino 50 euro per uno strappo da Manduria al centro abitato oritano. L’ombra di questi “scafisti” su quattro ruote si allunga sull’emergenza profughi e genera brividi lungo la schiena.
Il prezzo lo si fa in gran segreto, perlopiù nelle campagne, dove è facile incontrare gente che scappa senza una meta precisa e dove, soprattutto, è più difficile essere scoperti dalle forze dell’ordine, che presidiano principalmente le arterie più trafficate.
Il terreno dei profittatori sono le zone d’ombra, e l’unica clandestinità accertata, per il momento, è quella che li riguarda. Coglierli sul fatto è difficile, quando non impossibile. Quando le trattative si concludono, con il malloppo già in tasca ché il pagamento è anticipato, continuano a spostarsi nell’ombra. Ogni rischio è calcolato e accettato. La spesa vale l’impresa, recita un celebre detto. Con il carico umano a bordo, percorrono strade secondarie, fino a destinazione. I controlli sono altrove, concentrati soprattutto dalle parti del campo profughi, e i conducenti dell’orrore lo sanno bene e fanno tesoro di questa preziosa informazione.
C’è qualcuno disposto a giurarci: c’è un’organizzazione che sta sfruttando questa disgrazia. Carovane ben confuse nel normale traffico delle ore di punta che appena possono “spaccano” le campagne e solo quando strettamente necessario s’immettono lungo i percorsi più frequentati.
È la disperazione che muove quest’economia sommersa che si fa beffe della crisi, quella disperazione che spinge i profughi impauriti, e desiderosi di sparire quanto prima dalla circolazione, a offrire spontaneamente del denaro per togliere il disturbo nel modo più veloce e nascosto possibile. Prendere quei soldi, o chiederne di più, è solo un attimo. Con il portafogli che si riempie di disperazione e la coscienza che, se c’è, si volta da un’altra parte.

Eliseo Zanzarelli

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