01/12/10

CONSIGLIO COMUNALE, AMMINISTRAZIONE AL CAPOLINEA?


ORIA - di Eliseo Zanzarelli e Franco Arpa

Qualcuno degli spettatori presenti, alla fine del consiglio comunale andato in scena ieri, ha detto che è valsa la pena aspettare cinque anni per godersi uno spettacolo così. Addirittura. Ma cos’è successo di così godibile nella seduta consiliare in cui – maggioranza e opposizione al gran completo - si è discusso di piano per il diritto allo studio e, soprattutto, di assestamento del bilancio? Innanzitutto che la maggioranza non è più maggioranza ma, al massimo, parità: consiglieri pro sindaco, sindaco compreso, dieci; consiglieri di opposizione dieci; battitore libero uno, Gianfranco Sorrento, dichiaratosi indipendente dal gruppo del Pdl (capeggiato da Francesco Caniglia), quindi slegato da voti pilotati e vincolato solo a propri "coscienza e senso di responsabilità" (ipse dixit). E infatti, dopo la votazione del piano per il diritto allo studio, approvato con 11 voti di maggioranza (Sorrento compreso) e 10 astensioni, si è passati al punto clou all’ordine del giorno: il bilancio, appunto. Ed è qui che c’è stato lo scollamento che, solo poco prima, nel corso del suo intervento auto-celebrativo, quasi di commiato, sembrava aver preconizzato il primo cittadino Cosimo Ferretti. Questi, dopo aver accennato a “salti gratificanti” compiuti nel corso del quadriennio, snocciolando presunti obiettivi eccellenti raggiunti (stabilizzazione Lsu, concorsi e assunzioni, zona industriale, raccolta differenziata nonostante ci sia chi rema contro, prossimo avvio del macello, ecc.), aveva concluso più o meno così la tiritera: “Se stasera verrà a mancare la maggioranza, mi comporterò di conseguenza”. Il che, per chiunque, non necessariamente esperto di cose di palazzo, significherebbe una e soltanto una cosa: dimissioni. Chissà. Di certo è quello che si augurerebbero i consiglieri di opposizione Egidio Conte e Tommaso Carone, i quali, a proposito di bilancio, hanno preso la parola subito dopo la relazione dell’assessore Angelo Mazza denunciando un pressapochismo generale dell’azione di governo che sarebbe sfociato in un vero e proprio fallimento nella gestione dei tributi: nell’anno in corso, minori entrate per complessivi 115mila euro causate da minori introiti pubblicitari e, appunto, gettito tributario. Lo scollamento, si diceva. Proprio di scollamento della maggioranza ha parlato nella sua dichiarazione di voto il consigliere Sorrento, che si è espresso in questi termini: "Il comportamento del sindaco negli ultimi mesi ha provocato una scollatura non solo con le forze politiche di opposizione e di maggioranza ma con l'intera città. Gli anatemi del sindaco non mi spaventano, prendo decisioni con coscienza e responsabilità. La motivazione politica della mia odierna condotta è consequenziale e coerente con la dichiarazione di indipendenza dal Pdl da me riferita nell'ultimo consiglio comunale e, pur avendo condiviso nel corso dell'anno le scelte della maggioranza in ordine al bilancio, oggi mi astengo in quanto non condivido la gestione dei tributi per non aver dato atto a quanto deciso in ordine al condono della Tarsu che, unitamente ad un minor introito dovuto alla pubblicità, ha provocato uno squilibrio nelle entrate, tale da richiedere delle variazioni”. Insomma, picche. La difesa d’ufficio dell’amministrazione, come al solito, è spettata al consigliere Antonio Almiento, il quale si è soffermato sul miglioramento in questi quattro anni della macchina amministrativa grazie alle assunzioni per mobilità e per concorso e poi, citando un suo docente universitario, ha concluso col dire che “governi deboli, a volte, riescono a varare provvedimenti importanti che governi forti difficilmente riuscirebbero a varare”. A volte, appunto. Come spesso, non è mancata qualche scaramuccia da un banco all’altro. Ne riportiamo una in particolare, che ha suscitato l’ilarità generale dei consiglieri e del pubblico (una ventina di cittadini) presente: a un certo punto della discussione, il consigliere Mauro Marinò si era girato proprio verso gli spettatori, quando il presidente del consiglio Bruno Viapiana, severo, ha tuonato: “Consigliere Mauro Marinò, a me devi guardare”. Applausi e risate. Poi il voto al riequilibrio di bilancio: 10 favorevoli, 10 contrari, 1 astenuto e proposta di deliberazione respinta. Il che, ovviamente, comporta e comporterà delle conseguenze, dei limiti all’azione amministrativa: senza il placet del consiglio i nuovi programmi di spesa non sono più attuabili. In qualunque altra città si tratterebbe di capolinea. In qualunque altra città “normale”.

[foto Tonino Carbone www.toninocarbone.it]

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