(Fonte: www.brindisireport.it)
ORIA – Un bagno in costruzione a ridosso del blocco monumentale della chiesa di San Francesco d’Assisi ad Oria, esattamente nel giardino sottoposto a tutela storico-paesaggistica, con tutti i vincoli del caso. Che quell’immobile sia completamente fuorilegge oggi è certo: la parrocchia ha presentato all’Ufficio tecnico comunale una richiesta di sanatoria dell’abuso edilizio in corso, per la quale si attende il parere della Regione. I lavori intanto, grazie alla denuncia di Franco Arpa, socio dell’ArcheoclubItalia, sono bloccati.
Non è la prima volta. Il primo, non solo in ordine temporale, degli scempi commessi nella città federiciana, è uno scandalo al quale le levate di scudi da parte dei cittadini, ma anche dell’ordine degli architetti di Brindisi, non sono riusciti a porre rimedio. Aveva l’aria di una opera buona, un campetto da calcio voluto anche in questo caso dalla Chiesa locale del posto. Una culla per il tempo libero dei bimbi, per sottrarli alla strada. Un proposito educativo solo a metà, dato che quel campo da calcio è stato costruito su una necropoli messapica nel cuore del centro storico di Oria, nel cortile del palazzo dei missionari di San Vincenzo, di epoca settecentesca.
Il palazzo della Curia sorge sul colle di Sant’ Andrea, vicino al palazzo vescovile, una zona sottoposta a rigidi vincoli dettati da un decreto del 16 marzo 1998 a firma dell’ allora ministro ai Beni culturali e ambientali, Willer Bordon. Il decreto ministeriale riconobbe come “zona di notevole interesse pubblico” il centro storico e le aree limitrofe, ponendo inviolabili limiti di edificabilità mai decaduti e recepiti dal regolamento edilizio comunale tuttora in vigore.
Il campetto da calcio fu tuttavia commissionato lo stesso, dall’ allora vescovo Marcello Semeraro, attualmente a capo della diocesi di Albano, per il tramite di don Angelo Altavilla, oggi parroco della chiesa madre di Latiano. Commissionato dalla curia, dunque, e realizzato con l’ assenso della soprintendenza ai Beni archeologici di Taranto, all’ epoca dell’ edificazione, nel 2002, fu oggetto di un esposto da parte dell’ Ordine degli architetti di Brindisi. L’ allora presidente, Maurizio Marinazzo, indirizzò una denuncia al ministero dei Beni culturali. “Fu ignorato l’ emergere di antiche tombe a camera: uno scandalo del quale non ci rassegniamo ancora oggi, senza che nessuno sia mai riuscito a spiegarsi come fu possibile concedere le autorizzazioni edilizie”, disse Marinazzo.
I bimbi scorazzano ancora oggi sul terreno di gioco che ha eclissato la necropoli messapica, senza che nessuno sia riuscito a chiarire il mistero delle autorizzazioni concesse. La parrocchia di San Francesco invece, si è fermata al grezzo del bagnetto commissionato all’impresa edile senza passare dal via dell’Ufficio tecnico comunale. Pare cosa da poco, questa ultima vicenda rispetto al precedente. Ma pare soltanto. A restituire le proporzioni del caso basta un’occhiata al sito ufficiale del Comune, dove la chiesa dedicata al Santo d’Assisi è segnalata fra le bellezze da visitare, in questi termini: “La chiesa di San Francesco d’Assisi, che la tradizione popolare vuole fondata dallo stesso santo, in origine era una chiesetta basiliana dedicata alla Madonna di Costantinopoli. Nel 1219 fu costruito un convento e venne dedicata al Poverello di Assisi. All’interno si conservano le reliquie del beato Francesco da Durazzo ed una Pietà litica che era conservata nella chiesetta rupestre della Madonna di Gallana”.
Il bagno nuovo di zecca sorge insomma a ridosso della costruzione duecentesca. L’opera, per inciso, semi occultata fra gli alberi del giardino, sarebbe stata portata a termine se Arpa non se ne fosse accorto. Il 27 ottobre scorso, nel frattempo, dopo la richiesta della parrocchia, il Comune ha bussato alle porte della Regione Puglia per l’eventuale rilascio dell’autorizzazione paesaggistica in base al “Codice dei beni culturali e del Paesaggio”, nulla osta in merito al quale gli uffici regionali tardano ad esprimersi. Troppo presto insomma, per sapere come andrà a finire. L’esito della vicenda potrebbe cambiare i connotati della chiesa ma anche riscrivere la leggenda secondo cui Santo Francesco, onorato con una statua nel bel mezzo del giardino, sia passato da Oria nel 1219 lasciando per segni di quel passaggio un pozzo ed un albero di arancio e secoli dopo, anche servizi igienici nuovi di zecca.
Il palazzo della Curia sorge sul colle di Sant’ Andrea, vicino al palazzo vescovile, una zona sottoposta a rigidi vincoli dettati da un decreto del 16 marzo 1998 a firma dell’ allora ministro ai Beni culturali e ambientali, Willer Bordon. Il decreto ministeriale riconobbe come “zona di notevole interesse pubblico” il centro storico e le aree limitrofe, ponendo inviolabili limiti di edificabilità mai decaduti e recepiti dal regolamento edilizio comunale tuttora in vigore.
Il campetto da calcio fu tuttavia commissionato lo stesso, dall’ allora vescovo Marcello Semeraro, attualmente a capo della diocesi di Albano, per il tramite di don Angelo Altavilla, oggi parroco della chiesa madre di Latiano. Commissionato dalla curia, dunque, e realizzato con l’ assenso della soprintendenza ai Beni archeologici di Taranto, all’ epoca dell’ edificazione, nel 2002, fu oggetto di un esposto da parte dell’ Ordine degli architetti di Brindisi. L’ allora presidente, Maurizio Marinazzo, indirizzò una denuncia al ministero dei Beni culturali. “Fu ignorato l’ emergere di antiche tombe a camera: uno scandalo del quale non ci rassegniamo ancora oggi, senza che nessuno sia mai riuscito a spiegarsi come fu possibile concedere le autorizzazioni edilizie”, disse Marinazzo.
I bimbi scorazzano ancora oggi sul terreno di gioco che ha eclissato la necropoli messapica, senza che nessuno sia riuscito a chiarire il mistero delle autorizzazioni concesse. La parrocchia di San Francesco invece, si è fermata al grezzo del bagnetto commissionato all’impresa edile senza passare dal via dell’Ufficio tecnico comunale. Pare cosa da poco, questa ultima vicenda rispetto al precedente. Ma pare soltanto. A restituire le proporzioni del caso basta un’occhiata al sito ufficiale del Comune, dove la chiesa dedicata al Santo d’Assisi è segnalata fra le bellezze da visitare, in questi termini: “La chiesa di San Francesco d’Assisi, che la tradizione popolare vuole fondata dallo stesso santo, in origine era una chiesetta basiliana dedicata alla Madonna di Costantinopoli. Nel 1219 fu costruito un convento e venne dedicata al Poverello di Assisi. All’interno si conservano le reliquie del beato Francesco da Durazzo ed una Pietà litica che era conservata nella chiesetta rupestre della Madonna di Gallana”.
Il bagno nuovo di zecca sorge insomma a ridosso della costruzione duecentesca. L’opera, per inciso, semi occultata fra gli alberi del giardino, sarebbe stata portata a termine se Arpa non se ne fosse accorto. Il 27 ottobre scorso, nel frattempo, dopo la richiesta della parrocchia, il Comune ha bussato alle porte della Regione Puglia per l’eventuale rilascio dell’autorizzazione paesaggistica in base al “Codice dei beni culturali e del Paesaggio”, nulla osta in merito al quale gli uffici regionali tardano ad esprimersi. Troppo presto insomma, per sapere come andrà a finire. L’esito della vicenda potrebbe cambiare i connotati della chiesa ma anche riscrivere la leggenda secondo cui Santo Francesco, onorato con una statua nel bel mezzo del giardino, sia passato da Oria nel 1219 lasciando per segni di quel passaggio un pozzo ed un albero di arancio e secoli dopo, anche servizi igienici nuovi di zecca.
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