ORIA – Considerati i tempi di crisi, che qui al Sud assume contorni estremi, la campagna elettorale amministrativa di Oria non è stata delle più sfarzose che si ricordino. I candidati sindaco, tutti o quasi, si sono imposti severe regole di austerity, perché soldi da spendere e spandere, nella maggior parte dei casi, non ce ne sono stati. Così, per esempio, il candidato sindaco del Pilu Franco Arpa, quello di Sinistra Unita Pasquale “Franco” Fistetti e quello del centrosinistra Cosimo Pomarico non fanno problemi a dichiarare quanto finora investito in propaganda (manifesti, santini, pubblicità video e audio, ecc.): rispettivamente 600, 1000 e 7000 euro. Cifre per nulla astronomiche e proporzionate alle effettive possibilità delle forze politiche che li sostengono. Qualcosa in più, invece, dovrebbe aver speso il candidato sindaco del centrodestra Pino Carbone, che non si è esposto pubblicamente – a differenza degli altri – dichiarando gli esborsi effettivamente sostenuti. La media, comunque, rispetto alle precedenti tornate, è tenuta piuttosto bassa dalle cifre austere dei candidati che – sempre stando a quanto dai diretti interessati dichiarato, quindi da prendere con beneficio d’inventario – si sono fatti fare due conti in tasca. C’è da osservare, però, che anche solo nel caso in cui le forze politiche in campo avessero deciso di affittare per tutto l’arco della campagna elettorale, cosa che non è stata, il palco e l’amplificazione in piazza Manfredi avrebbero dovuto pagare qualcosa come 150 euro a comizio. È questa, infatti, la tariffa corrisposta ieri sera alla ditta proprietaria delle apparecchiature per mezzora di parole in libertà nell’agorà principale della città. Piccola osservazione: il Comune avrebbe potuto evitare di noleggiare e far montare il palco gratuito in piazza Lorch, sprovvisto peraltro di amplificazione, del quale nessuno in due settimane si è effettivamente servito. (e.z.)
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